Raffaele Maria Mastriani

 

 

   Ebbe ne’suoi primi anni molta inclinazione alla professione mercantile, e vi si addisse. Fece il suo tirocinio in talune delle principali case di commercio e specialmente in quella de’signori Trombetta e ne imparò le forme e gli usi, distinguendosi specialmente in quella parte che addimandasi scrittura doppia (1).

   Le acquistate conoscenze ed una probità senza pari gli meritavano tale confidenza che fu associato a molte intraprese commerciali: per modo che dopo qualche tempo ebbesi formato un piccolo peculio. Si spinse appena in tale carriera, ma i rivolgimenti politici avendo agito violentemente sul commercio perdettero immediatamente la sua fortuna, e quel ch’è più lo fecero rimanere in debito. Sentì la sua disgrazia fortemente solo per questa seconda parte, poiché scrupolosamente leale come era, avrebbe voluto soddisfare i suoi creditori, ma non poteva (2) .

   Intanto l’esperienza acquistata nel commercio, la severità de’suoi principî, ed una probità a tutta pruova fecero desiderare l’opera sua ed i suoi consigli al segno che non vi fu caso dubbio nel quale non fosse richiesto di consiglio; né avveniva fallimento che non si domandasse la sua direzione. Egli visse così molti anni ritirato in casa di suo fratello Antonio e di quel tanto che ricavava dalle sue fatiche ne risecava il più economicamente possibile quel che gli era essenzialmente necessario e destinava il rimanente pe’suoi creditori. La sua scrupolosità su questo punto giugneva a tale che si asteneva finanche da qualche elemosina che gli sembrava troppo forte, essendo solito dire che tutto ciò che aveva apparteneva ai suoi creditori, e però non poteva disporne.

   Era bello della persona, abitualmente gioviale, e di piacevolissima compagnia: illibatissimo di costumi preferì sempre il celibato, ma nel suo conversare non traspariva nulla di schifiltoso, anzi si può dire che di tutt’i fratelli fosse il più affabile, comechè di questi il penultimo, per la sua condotta costantemente esemplare, ebbesi su di essi tale influenza che tutti risentivano per lui oltre ad una straordinaria affezione, uno spontaneo rispetto. Tenero di tutt’i giovani, ebbe straordinario attaccamento per tutt’i suoi nipoti, e cercò sempre di dirigerli nella morale, guidarli nelle loro inclinazioni, curarne anche gli onesti divertimenti e dare opera per quanto era in lui alla loro situazione: in questa parte in somma nulla era penoso per lui. Pe’ figli di Antonio, non è a dire quale fosse la sua attenzione, quale la cura che ne prendeva: per essi e segnatamente pel primo fu egli un mentore che non gli si staccava dal fianco, né dì, né notte; laonde egli era riguardato da tutti gl’individui della famiglia del fratello, come loro Angelo tutelare, e come tale rispettato ed amato.

   Fu bastantemente istituito: tutte le ore che gli avanzavano impiegava allo studio della Storia sacra ed antica: Rollin e Sancy erano i suoi libri prediletti; e fra quelli della sua piccola biblioteca (che conservasi da Gaetano Mastriani) in alcuni vi si trovano note di suo carattere. Fu amico de’poveri e degl’infelici: visitava le prigioni e gli ospedali; usando verso gl’infelici quanto la Carità Cristiana prescrive, e sempre con prodigalità.

   Amicissimo della gioventù, la istruiva nella Dottrina Cristiana e le procurava situazioni; ebbe 99 comparelli di Cresima, e fece promessa solenne di fare il centesimo perché la maggior parte gli furono ingrati: uno solo formò la sua consolazione ed è l’attuale canonico signor Giosuè Guardiano, Padre spirituale della Congregazione di spirito nel vico Fico al Purgatorio detta la Segreta.

   Spesso faceva costruire delle tele, e spesso ne faceva incetto per sollevare delle meschinelle indigenti. Carico di cilici per mortificare il suo corpo, pure ebbe floridissima salute, e conservò sempre fisionomia ilare. Avea bella figura: vestiva all’ antica, ma era conversevole ed allegro.

   Nel 1805 allo appressarsi delle armi Francesi, gl’Inglesi che erano venuti come nostri ausiliari ritirandosi nelle Calabrie, o per rabbia o per ragion di guerra misero a rovina molti carichi di olio, tra’quali alcuni di sua proprietà: alla notizia avutane, l’unico lamento fu un occhiata al Crocifisso dicendo: Volontà di Dio.

   Occupato il regno dai Francesi, per effetto della chiusura del commercio restarono nelle Puglie masse di grani chiuse; e perì pel tempo; e siccome in Taranto ve n’era una massa di sua proprietà, deperì nel tempo, e fu gettata in mare per le leggi sanitarie; quest’altra sciagura non lo rimosse, sempre dicendo: Volontà di Dio.

   Fu particolarmente prediletto dal reverendo Michele Radice, dal reverendo Gaetano Arcieri (del quale si sta trattando la beatificazione) dalla venerabile Suora Maria Francesca delle Piaghe di Gesù, dal venerabile P.Bianchi, dal reverendo P.M. Giuseppe Capocasale, autore del Codice Eterno.

   Si ammalò per atroci dolori, e dopo lunghe pene sofferte con indicibile rassegnazione, chiamò in una sera il signor Gennaro Scarpato suo compagno di disgrazie commerciali e gli disse di non sentirsi bene; ma non appena posto sul letto senza poter proferir parola morì della morte de’giusti, fra le braccia del fratello.

   Fu sotterrato nella Congregazione del Rosario di S.Domenico, e dopo un anno col permesso dell’Ordinario fu cacciato fuori in presenza di molti fratelli, dello Scarpato e del lodato R.P.M. Capocasale che trovatolo intatto, atteso la sua vita virtuosa, dispose che si fosse posto in luogo di deposito, in seguito di autorizzazione della Curia Arcivescovile: lo che si eseguì nella stessa Congregazione. La morte di Capocasale ed i pochi mezzi de’parenti, non fecero andare avanti tutto ciò che si pratica per portare a fine un processo per poi dichiarare Santo un uomo.

   Le seguenti poche parole incise sopra una breve pietra, posta nel centro del pavimento della sacrestia della detta Congregazione, ricordano ai posteri le sue virtù, e noi chiamano ad imitarlo.

 

HIC

.JACET CORPUS RAPHAELIS MARIE MASTRIANI

QUI OBIIT

A.D.

MDCCCXXII

XII. KAL. IAN

.

   (1) Ne scrisse anzi un Trattato amplissimo, che ne’suoi tempi fu assai stimato e consultato. Fu pregato più volte di farlo stampare e sempre rispose che lo avrebbe piuttosto bruciato – R.M.

   (2) Stretto dalle obbligazioni, e volendo rimuovere dalla mente dei suoi creditori fino al pensiero di fuga o di mala volontà di pagare, licenziavasi un giorno dal fratello Antonio (col quale abitava) per andare volontariamente a porsi nella prigione: a rimuoverlo da tale proponimento, dovettero adoperarsi le preghiere più fervide da parte di tutt’i fratelli de’nipoti e di molti rispettabili amici – R.M.