STATO INTERNO DEL PAESE

   Avvegnachè l’Autorità di pubblica sicurezza si dia la massima operosità per sorprendere ed arrestare i facinorosi di ogni maniera che attentano alla proprietà nel nostro paese, ciò nondimeno, crediamo che ormai i suoi sforzi non bastino ad estirpare la mala sementa. Furti audacissimi si commettono ogni dì con tale sfacciata imperturbabilità che non ci è più sicurezza per l’onesto cittadino. La stampa periodica insiste su speciali provvedimenti contro i camorristi, di cui si è nuovamente diffusa la numerosa famiglia appo noi; e muove il dubbio se la questura abbia forze sufficienti per far fronte ai pericoli onde la nostra società è minacciata dalla riapparizione di questi audaci malfattori; ovvero se per avventura non fossero rallentate le molli della doverosa annegazione in taluni dipendenti della questura.

   Noi non entriamo a discutere somiglianti quistioni; ma siam di parere ch’ei bisogna guardar le cose da un punto più elevato e ricercare altre cause di questa effervescenza di reati nel nostro paese.

   Noi siam travagliati da un malessere che ha pochi riscontri nella storia napolitana. L’onesto lavoro non basta a supplire ai tanti bisogni della vita presente. Il ceto medio soprattutto, il ceto che vive col frutto delle proprie fatiche, è quello che più soffre d’uno stato di cose eccezionale. Il caro dei viveri e delle pigioni, il ritiro degli appaurati capitali, lo scandaloso aggio sul cambio della carta-moneta, le tasse accresciute e incalzanti, il ristagno degli affari, gli emolumenti scarsi e non rispondenti ai bisogni; tutto ciò gitta le classi oneste e laboriose nella necessità di non potere adempiere alle tante obbligazioni. Una numerosa gioventù che non trova occupazioni di sorta, perocchè preclusa è la carriera degli impieghi, divenuta quasi privilegio di una casta; le professioni rendute inaccessibili per le tante difficoltà degli esami universitarii; le arti avvilite; le lettere morte, il commercio spaventato e paralizzato.

   D’altra parte, il sentimento religioso scrollato è venuto manco negli animi delle moltitudini; il senso morale scemato in conseguenza od anco distrutto sotto la pressione della miseria che risveglia ne’cuori gl’istinti malvagi, gittandovi il germe dello scetticismo e della incredulità.

   Ecco, senza esagerazione di colori, lo stato della nostra società. Ecco, signori elettori oscitanti, lo stato in cui avete gittato il nostro paese per aver trascurato l’esercizio del più sacro de’vostri dritti; imperciocchè la causa dei nostri mali noi la troviamo in questa colpevole oscitanza, di cui oggi piangiamo le gravi conseguenze.

   Vogliamo sperare che i nostri presenti mali ci servano di documento per l’avvenire: vogliamo augurarci che gl’Italiani in generale, e i nostri meridionali in particolare, comprendano una volta ciò che significa l’URNA ELETTORALE, che può contenere il seme della nostra grandezza e della nostra prosperità, od invece addivenire, siccome per mala sorte ne facciamo la prova, il vero per noi Vaso di Pandora.

                                                                                           FRANCESCO MASTRIANI