TEATRI

   In quasi tutti i teatri d’Italia e dell’estero i direttori o i compilatori in capo de’principali giornali che si occupano di cose teatrali hanno la loro sedia assegnata ne’posti distinti della platea. Perché un tale giustissimo sistema non ha vigore tra noi? Ci sembra non poco umiliante per un uomo di lettere il doversi alzare allorché si presenta il possessore del polizzino della sedia da quello occupata. Oltre a ciò, a che servono le entrate di favore quando tutt’i posti sono presi?

TEATRO DEL FONDO – Il Giovanni Boccaccio a Napoli ha ottenuto un felicissimo successo. Il signor Ernesto Rossi nella parte del protagonista ha riportato ogni sera un vero e meritato trionfo di artista.

   Mercoledì sera si dovea ripetere questo dramma; ma per l’indisposizione d’uno degli artisti, ovvero, come vuolsi, per proibizione cardinalesca, si diede invece la vecchia commedia La donna romantica. Noi crediamo che la parte del Dottor Nuvoletti sia piuttosto da primo attore comico, perocchè quasi tutta l’azione della commedia è poggiata su la parodia; ciò nondimeno il Rossi, colla sua squisita intelligenza dell’arte, seppe colpire il lato comico della produzione e piacque moltissimo, specialmente nell’ultima scena, in cui finge di avvelenare la Contessa Irene. La Trivelli de Pompili, che sosteneva la parte della donna romantica, ci parve inferiore in questa parte alla sua bella riputazione nell’arte. Poche attrici hanno pertanto una più bella voce ed una più precisa pronunzia di questa valorosa artista drammatica. Ci permettiamo soltanto di notare in lei un poco di monotonia nel mo’di dire, che toglie talvolta alla finezza del colorito drammatico.

   Prendiamo licenza puranche di osservare che non ci pare molto ragionata la risata in cui rompe il signor Rossi nel momento in cui, dopo aver detto al Cavaliere quelle parole

         Ma fin che non mostrate che boria

                                          ed insolenza,

         Non siete che uno stolido

   Soggiunge: Vi faccio riverenza.

   Il beffardo sarcasmo di questa ultima frase vorrebbe essere accompagnato, ci pare, da una semplice ironica scappellata, che tanto più riuscirebbe di comico effetto quanto più dignitosamente fatta.

   Il signor Papadopoli nella parte del marito della donna romantica, benché non si trovi proprio ne’suoi mezzi artistici, si mostra quello insigne caratterista, la cui bella fama lo precedette tra noi.

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Fiorentini – Giovedì sera si riprodusse su questo teatro la bellissima commedia di Giorgio Sand col titolo Il Marchese di Villemer. Ecco uno de’più dilicati e squisiti lavori di cui può andare orgoglioso il moderno teatro francese. Il carattere del duca d’Aleria è una felicissima creazione in arte per la fedeltà con cui in esso è scolpito il tipo del gentiluomo-libertino de’nostri tempi, colle sue strambezze, colle sue prodigalità ruinose, colla leggerezza delle sue passioni, col burlesco suo umore, e, con tutto ciò, capace di belle azioni e di gentili affetti di famiglia. Romagnoli sostenne benissimo un tal personaggio, e nella scena al 3. atto col fratello (Marchese di Villemer) riscosse non pochi plausi.

   Non sappiamo perché qualche scena importante del 4. atto è stata tolta di peso non sappiamo se nella traduzione o nella esecuzione. Ciò non ci sembra ben fatto, trattandosi di una produzione di alto merito e di un autore o, meglio, d’un autrice, che gode un gran nome nelle lettere.

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Teatro Fenice – Si alternano su questo teatro i drammi del de Lise, accuratamente eseguiti, specialmente da parte dello impresario signor Tommaso Zampa, sempre premuroso di ben servire il pubblico – Si vorrebbe pertanto qualche nuova produzione di buon autore napoletano.

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Partenope – Giovedì sera si riprodusse su queste scene il vecchio dramma del de Lise col titolo Il mio Cadavere, tratto dal nostro romanzo collo stesso titolo. Preghiamo la equità e la cortesia dei signori impresari di additare su i manifesti teatrali la fonte da cui simili drammi sono ricavati, soprattutto quando conservano lo stesso titolo, gli stessi personaggi, le stesse scene ec. – Uniquique suum (A ciascuno il suo).

                                                                                FRANCESCO MASTRIANI