TEATRI

   S.CARLO – La serata dell’artista signora Erminia Frezzolini riuscì un nuovo trionfo per questa esimia cantante, una delle poche che abbiano conservato in tutta la loro purezza il bel canto italiano. Facciamo voti che l’egregia artista rimanga tra noi per qualche tempo.

   Promettemmo nello scorso numero di dire qualche cosa su la giovane artista Elisa Mancini, che ha tra noi esordito col Barbiere di Siviglia.

   La Mancini cantò per la prima volta a Novara, indi a Bari; e l’anno scorso ella cantò sul nuovo gran teatro di Malta, donde è venuta in Napoli. Le musiche, in cui ella ha cantato, sono state la Favorita, la Jone, il Trovatore, la Norma, il Ballo in maschera. Il lieto successo da lei ottenuto fin dalle prime sere del suo esordire a Novara non si è mai smentito; chè lo studio indefesso dell’arte, accoppiato in lei ad una voce di perfetto soprano omogenea e flessibile, ad uno squisito sentimento e ad una solida istruzione, le dà valida guarentigia di splendida carriera.

   La scarsezza e la mezzanità della presente compagnia di canto, accozzata alla meglio, non ha permesso alla giovane artista di mostrarsi su le scene di S. Carlo in una musica seria, genere che crediamo meglio adatto alla sua voce ed alla sua fibra drammatica; imperocchè ben sappiamo che la Mancini è pure valorosa declamatrice; e sentiamo che ella darà, alla prima occasione, un saggio drammatico su le stesse scene di S. Carlo.

   La voce della Mancini è pieghevole, estesa, uguale dalle note basse alle sopracute, avvezza per istudio e per naturale flessibilità alle agilità di buon gusto: è una voce, a cui l’espressione degli affetti gentili o di energiche passioni dà quel colorito e quell’accento, che la valorosa attrice non ha potuto spiegare che in parte nella musica buffa del Barbiere, da lei cantata per compiacere alle premure dell’impresa.

   Ella canterà nella entrante settimana nella musica semiseria del Don Pasquale.

***

FIORENTINI – Sabato andò in iscena un nuovo dramma dell’egregio giovane Alessandro Betocchi, direttore del giornale La Donna. Pochi drammatici lavori ottennero su queste scene un uguale splendidissimo successo. L’autore fu chiamato numerose volte all’onore del proscenio, e venne in tutto il corso della rappresentazione festeggiato con vivi applausi. E noi ci congratuliamo di cuore col valoroso giovane letterato; e prendiamo argomento a sperare che tra poco il teatro italiano si sosterrà da sé solo senza aver bisogno di ricorrere ai drammi ed alle commedie francesi.

   Il dramma del signor Betocchi ha per titolo Maria o la paurosa della Vandea. L’azione ha luogo in Francia, nell’anno del terrore nel prologo, e sotto il primo impero negli altri quattro atti. Posizioni commoventi, tela drammatica ben tessuta e bene svolta, caratteri veri, dialogo vivissimo e ricco di bei pensieri, di opportune sentenze, di arguti epigrammi, formano i pregi principali di questo bel lavoro. Troviamo soltanto di poco interesse il primo atto, cioè la festa di ballo in casa della duchessa di Saint-Moulin (signora Monti). Pare che l’autore non abbia avuto altro scopo in questo atto che porre l’antitesi tra la vecchia aristocrazia legittimista e la nuova nobiltà creata da Napoleone I. sugli elementi popolani distinti per ingegno e per meriti civili e militari.

   L’esecuzione di questo dramma fu quale debbesi attendere da una valorosa compagnia, sempre accurata e diligente nel disimpegno del proprio dovere. Divisero i plausi coll’autore le signore Tessero e Fabbri Pia, giovanetta che progredisce sempre più nell’arte, e i signori Maione, Alberti e Zerri, le tre principali colonne della presente commedia.

                                                                                                         FRANCESCO MASTRIANI