TEATRI

   S. CARLO – Il Don Pasquale del Donizetti, riprodotto su queste scene mercoledì sera, colla Mancini, col Savoia, col Montanari e col Brignole, ebbesi felicissima riuscita. La Mancini si conquistò le simpatie ed i plausi del pubblico, che ebbe novella prova dell’artistico valore di questa diligentissima giovane artista. La parte brillante e vivace della Norina fu assai bene da lei interpretata ed eseguita: la parte cantabile, poco estesa, non die’campo alla voce di lei di spaziarsi in tutto il suo largo registro. Siamo dolenti di non poterla sentire in un’opera seria. – Il Savoia piacque e divertì il pubblico: egli è uno dei pochi buffi rimastici, che si sentono a cantare. Era la prima volta che egli calcava le scene del nostro massimo teatro.

   – Il nuovo balletto fantastico danzante del coreografo Federico Fusco col titolo Zeliska è stato applaudito.

   Francamente esprimiamo una nostra opinione che se gli uomini della incivilita generazione presente non pensassero co’piedi, non troverebbero il piacere che trovano in questa specie di anfibie rappresentazioni che si addimandano balli, dove la logica fa a pugni col buon senso e questo si ribella contro la ragione, e la ragione non trova più ragione. Io non so perché degli esseri che hanno forme di uomini e di donne hanno da intendersi tra loro con pugni e calci, mentre che Domineddio ha dato loro una buona lingua in bocca! E meno male per le donne, giacchè i loro pugni e calci sono sempre meno nocivi della loro lingua; ma per gli uomini, è uno scandalo, una vergogna, un paradosso. Veramente, a considerare bene la cosa, non ci sarebbe poi tanto male ad esprimersi coi muscoli delle braccia e delle gambe, se almeno ci fosse il minimo buon senso comune in tutto quello che si fa e si dice in un ballo. Se almeno la mimica fosse soltanto mimica, e il ballo soltanto ballo!

   Ma, no signori, voi vedrete, verbigrazia, un galante che dirà alla sua bella io ti amo, appoggiando l’espressione con uno sgambetto in aria, quasi per mostrarle la leggerezza di quella protesta di amore, un altro che darà una sfida mortale ad un suo nemico, facendo un cerchio colla gamba distesa come per dargli un saggio della forza de’suoi muscoli, e tante altre di queste piacevolezze.

   Ma, lasciando da banda queste considerazioni, e perciò che il ballo entra ormai nel dominio delle cose necessarie per gli uomini dell’epoca nostra, diremo qualche cosa del nuovo ballo messo in iscena mercoledì sera sul nostro massimo teatro.

   Qual è il soggetto di quest’azione?

   Se mi fate questa dimanda, vi risponderò che è una vera indiscretezza di fare una simile interrogazione a un povero galantuomo che non è troppo avvezzo ad intendere il linguaggio dei piedi. E voi pretendereste che si capisse il subbietto d’un ballo senza leggerne il libretto? E pretendereste che un uomo si possa seriamente occupare della lettura di un libretto da ballo? Lasciamo ai flemmatici questa intemperanza di curiosità, e contentiamoci di dire che del ballo Zeliska non abbiam capito niente, ma per semplice difetto di attenzione, giacchè, a nostro malgrado, gli occhi si chiudevano a un dolce obblio di tutte le cose mortali; e ci saremmo addormentati saporitamente, se non fosse stato l’importuno e continuo scoppio di applausi.

   Gli applausi erano profusi alla gentil danzatrice De Rosa, la quale è davvero un ottimo acquisto; e ciò basta, perocchè non abbiamo troppo l’abito di lodare i piedi in un tempo in cui le teste languiscono.

                                             FRANCESCO MASTRIANI