TEATRI

   S. Carlo – Domenica a sera è andato in iscena il nuovo pasticcetto sotto forma di ballo col titolo Tikke-Tak. Benché il ballo sia piaciuto moltissimo, ed abbia riscosso plausi e chiamate al compositore, non ispenderemo parole su queste frivolezze. Invece, ci piace riportare dal Corriere Italiano il seguente brano sul nuovo ballo storico del Pedoni dato al Nazionale di Firenze col titolo Atabalipa degl’Incas, ovvero Pizzarro alla scoperta delle Indie. Ecco, per esempio, un’azione coreografica che si addice alla civiltà de’tempi, e non già le solite insulse bambolate di geni e di diavoli.[1]

   È parimente giustizia che, condannando in generale i balli della specie di questo Tikk-Tak, tributiamo omaggi al merito della nostra esimia danzatrice Amina Boschetti. Protestandoci parchè di lodi, avranno più peso quelle che il vero merito strappa alla nostra penna.

   Dicemmo in uno de’nostri precedenti articoli, ch’egli è tempo ormai che la coreografia diventi almeno più consentanea alla ragione ed a’bisogni del secolo e non sia più un semplice passatempo inteso a blandire solamente la vista. Badino i coreografi a questo, e si persuadano ch’eglino faranno ormai più o meno fiasco se non si scosteranno dalle vie finora battute. Soggetti storici e drammatici, con pochi ballabili adatti all’indole delle epoche; magnificenza di scenari e di vestimenta che non tradisca la storia, quadri di grande effetti; ecco ciò che si richiede ne’balli attuali.

   L’Amina Boschetti è la danzatrice della nostra epoca. Se le Essler, le Cerrito, le Taglioni sono state forse a lei superiori nella danza, siccome l’intendevano i nostri genitori, la Boschetti è a loro superiore nella espressione dei suoi gesti, in cui rivelansi un sentimento ed una intelligenza che poche artiste posseggono ad un grado sì eminente. Se il gesto è il mezzo unico ed essenziale dell’arte coreografica, per via del quale essa non può esprimere che il solo presente, la Boschetti si slancia, colla potenza del suo magico gesto, ad esprimere avvenimenti anco di un lontano futuro. Ella ha fatto fare un passo di più alla danza, perocchè, laddove per lo passato non potea figurare accanto alla pittura, oggi, colle movenze artistiche di questa graziosa ballerina, la danza è divenuta eziandio arte rappresentativa. Possedendo un’artista come la Boschetti, noi non sappiamo perdonare a’coreografi ed agli impresari di non saper trarne tutto quel vantaggio ch’ei potrebbero mettendo in iscena balli, in cui l’azione mimico-drammatica predominasse su la ballabile.

   L’Amina Boschetti ha dato, per così dire, un linguaggio a’piedi, a questi stupidi organi del corpo umano. Ella ha saputo trovar modo come innestare alle grazie della danza la nobiltà del sentimento. Non sappiamo se la danzatrice offuschi la mima o questa quella; ma è indubitato che il connubio è raro e felice; e che la Boschetti-mima è valentissima al pari della Boschetti-danzatrice.

   Oggidì la forza, le grazie, le difficoltà della danza non bastano più ai bisogni della civiltà nostra. Per quanta forza ed elasticità si abbiano il tarso e il metatarso, sono sempre gli organi meno atti ad esprimere gli affetti e le passioni. Era dato alla sola Boschetti il rendere loquaci que’muscoli ed espressivi quegli estremi confini dell’uman corpo.

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   Teatro del Fondo – La Compagnia Bozzo-Sadowsky è stata accolta dal pubblico con testimonianza di grandissimo compiacimento; né potea diversamente aver luogo, se si guarda al merito de’due esimi artisti che sono alla testa della Compagnia. Tra le produzioni riprodotte con maggior successo nella scorsa settimana facciamo menzione del Duca di Scilla, dramma tradotto dal francese, nel quale riscuotono numerosi plausi la Sadowsky e il Bozzo. Domani (domenica) questo dramma si riproduce nelle ore del pomeriggio.

                                                                                                            FRANCESCO MASTRIANI

.[1] Non prima d’oggi abbiamo creduto opportuno di tributare parole d’elogio e di encomio al nuovo ballo del coreografo Pedoni intitolato Atabalipa degl’Incas ovvero Pizzarro alla scoperta delle Indie, per la ragione che abbiamo voluto sentire le varie opinioni del pubblico, sul merito di questo spettacolo. Difatti è opinione unanime di riconoscere il Pedoni un bell’ingegno coreografico, tante sono le varietà, le novità, le sorprese che si rivengono nelle danze condotte con tanta maestria, slancio e disinvoltura che pare di assistere realmente nel primo atto ad un ballabile di mozzi di un bastimento che danzano per l’allegria di avere scoperta terra dopo un disastroso viaggio di mare; così pure l’occhio viene appagato nel terzo atto dalla reggia di Atapalipa, dove si sviluppa una Danza Pirica di nuovo genere, tantoché il pubblico ne vuole quasi sempre la ripetizione chiamandolo più volte all’onore del proscenio, come ancora nel quinto atto si svolge un nuovo ballabile così detto delle sciarpe al palo, tutto di nuovo genere, e che viene in conseguenza della uccisione di Pizzarro, il quale colle sue crudeltà aveva disgustato tanto gli Spagnuoli, quanto gl’Indiani, ballabile questo finale tutto di carattere indiano appropriato all’indole di quei popoli, che correndosi appresso formano dei gruppi e saltando con sciarpe e mazze figurano dante e quadri.

   Ecco quanto era giustizia che noi coscienziosamente dicessimo relativamente a questa nuova riproduzione del Pedoni.