Un giovine e ricco signore, il barone di S., stava seduto nel salotto sontuosamente addobbato della più seduttrice di tutte le artiste. Ida (così si chiamava la nostra bella attrice drammatica) s’appoggiava con grazia inimitabile e con certo leggiadro languore al seggiolone di velluto. Il suo occhio focoso in quell’istante era velato. Un’espressione di dolore era improntata sul suo volto incantevole; ed un profondo sospiro le scappò dal petto.
«Ida! Voi siete infelice» disse il barone commosso.
«Oh!» esclamò l’attrice, asciugandosi col fazzoletto prezioso una lagrima che non era visibile.
«Siate sincera! – disse con voce supplichevole il tenero amico – Confidatemi i vostri dolori. Posso io esservi giovevole in qualche cosa?».
«Sì!» sospirò Ida con voce languida.
«Ditemi allora, che cosa vi manca?».
«Un gioiello».
«Un gioiello?» chiese stupito.
«Oh! un gioiello, di cui non ho mai veduto il più bello. Il mio gioielliere lo ha fatto per una contessa russa, che però dovette partire improvvisamente e lasciarlo indietro. Io sono infelice s’io non lo posso possedere. Egli mi toglie il sonno, mi guasta l’appetito; continuamente mi sta dinanzi agli occhi e non mi lascia pace. Mi vien la febbre e l’emicrania al pensarvi. Toccate, toccate, come mi arde la fronte, come mi palpita il cuore!».
Ella trasse la mano del barone al suo fronte ardente ed al suo seno palpitante. Questo era troppo! Egli uscì precipitoso dal salotto, si gittò nella carrozza, e si fece menar dal gioielliere, il quale, alla sua domanda, gli mostrò il tanto desiderato vezzo.
«E quanto costa?».
«Mille scudi, ma essendo che io ambivo già da lungo tempo avere Vossignoria tra i miei avventori, glielo lascio per ottocento scudi».
«Io non ve ne do più di seicento».
«Impossibile. Tanto costano a me le sole pietre. E l’oro ed il lavoro? bisogna ben calcolarli. Il signor barone stesso può convincersi della verità di quanto io dico».
Tuttavia il barone non si lasciò persuadere e non volle aumentare la sua offerta, né il gioielliere diminuire la sua.
«Bene – disse il barone – ci penserò sopra. Ritornerò domani! Intanto vi prego di non vendere ad altri il gioiello».
Il gioielliere promise di fare la volontà del suo nobile avventore e lo accompagnò sino alla carrozza.
Lo stesso giorno, la bella Ida, che moriva dall’impazienza, si presentò dal gioielliere e gli chiese se il barone avesse comperato il vezzo. Quegli espose in quale stato si trovassero le trattative.
«Ebbene – disse l’attrice – concedetelo al barone per i sei cento scudi, ma solo in apparenza. Ecco qua gli altri due cento».
Il gioielliere tutto contento intascò il denaro e si raccomandò alla sua amabile cliente.
Il giorno dopo, il barone ricomparve, come aveva promesso, e con suo grande stupore trovò il gioielliere molto più arrendevole.
«Per avere il piacere di servirla una volta, le darò quel vezzo per soli sei cento scudi, e vi perdo, davvero. Ma spero che d’ora innanzi ella mi onorerà sovente».
Il barone parve molto contento, pagò i sei cento scudi e si allontanò col gioiello comperato. Cammin facendo, il barone gittò un’occhiata sulle pietre scintillanti, sul lavoro magnifico, e mille pensieri lo assalsero allora. Uno di questi cadde involontariamente sulla sua giovine consorte, perché deve sapere il lettore, se non lo abbiam ancora detto, che il barone era ammogliato. Pensò ancora che essa non gli avea mai chiesto un gioiello di tanto valore, che pure egli l’amava, e che la passione per Ida non era che un caproccio passeggiero, la moda del giorno e la debolezza del momento. Volgendo tra sé e sé queste cose, l’amore rinasceva nel suo petto e destavasi in lui certo qual pentimento. In quel momento, sua moglie gli pareva mille volte più amabile della civetta attrice.
Egli chiuse i suoi pensieri con un energico – Devo vederla.
E tosto, al cocchiere che si dirigeva alla casa dell’attrice, diede contrordine, dicendogli di tornare a casa sua. Qui trovò sua moglie con un libro in mano, tutta assorta nella lettura. Leggermente si avvicinò a lei e le baciò il candido fronte.
«Agnese! – esclamò egli alla moglie già sorpresa di tanta tenerezza – ti porto un nonnulla, che già da lunga pezza pensava d’offrirti. La tua collana non mi piace più, t’ho portata invece questa nuova».
E nello stesso tempo aprì l’astuccio pascendosi dello stupore e della gioja di Agnese. Essa non era avvezza a tale attenzione da parte sua, e da qualche tempo reputava, non a torto, di essere negletta da lui. Questa prova inaspettata dell’amore di lui punto punto scemato, le fece versar delle lacrime, che risplendevan più belle delle perle della collana; e per ringraziarlo se gli gettò al collo.
Anticipati da Ida?
FRANCESCO MASTRIANI