UN DISINGANNO

   Vedi Napoli e poi muori; ecco un motto che ha fatto il giro del mondo. noi paragoniamo questo motto agli annunzi ciarlataneschi che covrono le quarte pagine dei giornali: gli allocchi vi sono presi. Se almeno si fosse detto Vedi il cielo di Napoli e poi scappa subito, il motto sarebbe stato meno bugiardo. E dire che questa solenne canzonatura non è caduta ancora in discredito dopo tanti disinganni! E Napoli non è ai confini del mondo! e qui vengono ogni anno migliaia e migliaia di stranieri d’ogni favella, i quali scrivono tante bestialità su le cose nostre.

   Il viaggio a Napoli è il sogno color di rosa di tutt’i turisti inglesi, di tutti gli ammalati di Alemagna, di tutt’i blasès di Parigi e di quasi tutti gli avventurieri d’ambo i sessi che pullulano su la faccia della vecchia Europa. Veder Napoli è il desiderio universale di tutt’i provinciali dell’Italia meridionale. Chi non ha visto Napoli, crede di non morire in santa pace.

   È indubitato che noi abbiamo un bel cielo, e su questo non ci è che dire, un cielo magnifico quando non piove per mesi e mesi, come spesso avviene in inverno, e quando non è soffuso da’raggi infocati di un sole ardentissimo, come spesso avviene in està. È indubitato che le belle giornate d’inverno e le belle serate d’està sono un incanto, una poesia, un paradiso in questa città favorita della vecchia Campania. Una sera d’està colla luna piena a Mergellina ed a Posillipo è qualche cosa d’impagabile; e certo debbono restare colla bocca aperta tutte le mummie che Inghilterra, Germania e Francia ci regalano ogni anno. È indubitato che il clima di Napoli, situato tra i gradi 30,10’, e 35,45’ di longitudine, contando dal primo meridiano che passa per l’isola del Ferro, e tra i gradi 37,40’ e 42,50’ di latitudine settentrionale, è dolcissimo e fatto apposta per mettere in mezzo alla strada tutti quelli che non hanno troppo da fare in casa né altrove.

   Ma altro è il cielo di Napoli ed altro è Napoli: ci è differenza, perdinci! anzi, noi crediamo che nel famoso motto Vedi Napoli e poi muori ci sia la più amara ironia. Immaginatevi un gentleman che si è partito dalle sponde del Tamigi per veder Napoli, senza l’intenzione di morire. Mettiamo che questo forestiero arrivi a Napoli per mare: il primo spettacolo che gli si affaccia alla vista dal ponte del battello è magnifico; imperciocchè la città di Napoli si presenta in forma di anfiteatro al declivio di un monte, alla estremità di un bacino largo e profondo, abbellito a levante da’villaggi di Portici, Torre del Greco, dal Vesuvio ec. ed a ponente da’colli di Posillipo, Miseno ec. Ma, a seconda che il naviglio si avvicina, la poesia comincia a diradarsi come le illusioni della vita allo avvicinarsi dell’età matura, il sobborgo della Marinella si presenta col suo corredo di luridissime case e colla sua spiaggia ingombra di cenciosi. Il forestiero pone il piede a terra… Egli è a Napoli!! possibile! il gentleman apre la sua guida; osserva, interroga, esplora… Non ci è dubbio… egli è a Napoli! eppure il buon Britanno avrebbe giurato di aver messo il piede sovra una delle isole Marchesi. I facchini s’impadroniscono della sua roba, i cocchieri da nolo lo afferrano da un lato, gl’interpreti dall’altro, i doganieri lo arrestano, i monelli (che hanno appreso questa unica frase franco-barbaro inglese) gli gridano attorno Monzù, a four-pence-piece [1]. Gittato in una carrozza, il forestiero attraversa la via del Piliero, il Molo, ed è menato all’albergo de lui desiderato – Oh! very shocking! very shocking! [2] – egli avrà esclamato più di cento volte nel breve tragitto dall’Immacolatella all’albergo.

   Mettiamo, invece, che questo turista arrivi in Napoli colla ferrovia. Che grata vista sarà per lui quella dei nostri quartieri suburbani pei quali dovrà passare! Che paragone lusinghiero non dovrà tosto formarsi nella mente di uno che viene da Londra ed avrà veduto Parigi, Torino, Genova, Milano, Venezia, Bologna, Firenze e Roma!… E se il poverino capita a Napoli sotto una pioggia  dirotta! Vedi Napoli e poi… Oh shocking! very shocking!

                                                                                                              FRANCESCO MASTRIANI

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[1] A four-pence-piece, un pezzo da quattro soldi inglesi, mezza lira allo incirca.

[2] Orribile! Orribile!